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LITURGIA DELLA DOMENICA - VI DOMENICA DI PASQUA


Liturgia della VI Domenica di Pasqua 


LETTURE: At 10, 25-27. 34-35. 44-48; Sal 97; 1 Gv 4, 7-10; Gv 15, 9-17



Antifona d'Ingresso  Cf Is 48,20

Con voce di giubilo date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.

Colletta

Dio onnipotente, fa' che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura  At 10, 25-27. 34-35. 44-48
Anche sui pagani si è effuso il dono dello Spirito Santo.

Dagli Atti degli Apostoli

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio.
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

Salmo Responsoriale 
Dal Salmo 97
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!


Seconda Lettura  1 Gv 4, 7-10
Dio è amore.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Canto al Vangelo
  Gv 14,23
Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

   

   

Vangelo  Gv 15, 9-17
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».



OMELIA DI P. Marko Ivan Rupnik
DAL SITO: www.clerus.va

Stiamo giungendo pian piano alla fine del tempo pasquale, caratterizzato dalle apparizioni di Cristo che fanno vedere ai discepoli qual è l’esito di chi vive a modo di Dio, cioè come consegna di sé stesso, come dono di sé.

Cristo torna al Padre, dunque torna alla gloria che gli è stata data prima dell’inizio del mondo. Da sempre generato dal Padre, sempre incoronato dalla gloria di Dio, adesso continua ad apparire in quel mondo in cui si è incarnato facendosi uomo.

Davanti alla convinzione che la morte è l’ultima tappa si vede invece che chi offre sé stesso, chi vive sé stesso come sacrificio non finisce con la morte, ma vive una vita di una qualità assolutamente nuova. Il Figlio l’ha sempre vissuta ma ora nell’umanità che ha assunto si fa vedere che vive da Figlio, che è entrato in questa nuova esistenza di trasparenza, come la chiamerebbe Solov’ëv, dove le cose si possono compenetrare le une nelle altre perché sono trasparenti e non opache, non chiudono lo spazio le une alle altre.

Queste apparizioni poi finiscono e danno precedenza, nell’anno B, a delle immagini. La vite e i tralci dicono la forza della novità avvenuta, l’unione con Cristo, che è la nostra vita (cf Col 3,3). Noi viviamo dalla sua vita e diventiamo capaci di portare il frutto come il tralcio che vive cresciuto sulla vite. Oggi anche queste immagini finiscono e si svela la verità. Adesso i discepoli potrebbero davvero dire: ‘ora parli chiaramente’. Perché lo hanno detto una volta, ma non al momento giusto.

Oggi si svela il mistero, la verità. È stato mandato perché è stato amato. Il “Rimanete in me” (Gv 15,4) che abbiamo sentito domenica scorsa oggi si precisa in: “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9).

Oggi svela tutto: Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi” (Gv 15,9); “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (Gv 15,10).

Alcuni traducono diversamente, il Padre mi ha dimostrato amore e anch’io ho dimostrato amore a voi. L’amore il Padre l’ha dimostrato quando è sceso lo Spirito Santo all’ora del battesimo (cf Gv1,32-33), glorificando il Figlio. Ora Cristo fa questo con noi, il dono è lo Spirito che soffia su di noi (cf Gv 7,39), cioè la stessa vita che c’è tra il Padre e il Figlio, l’amore tra di loro è esteso su di noi. In questo amore siamo coinvolti, da questo amore siamo generati, in questo mistero dell’esistenza siamo introdotti. Allora si chiarisce definitivamente che questa vita che riceviamo in Cristo nel battesimo che ci innesta in Lui è la vita come amore.

A questa vita il soffio dello Spirito abilita anche noi, a essere dono l’uno nelle mani dell’altro, cioè a seguire le vie concrete nelle quali l’amore vive come dono perché “chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio” (1Gv 4,7) e “noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli” (1Gv 3,14), verifica oggettiva incrollabile se siamo o non siamo redenti, se siamo o non siamo nel suo amore, se siamo o non siamo nel suo Corpo.

La cosa che ci tramanda questo vangelo così ricco è che se siamo nell’amore si vede quando siamo vivi, cioè quando possiamo fare il dono di sé. Non si tratta di elencare le cose da fare per essere con Dio ma di rimanere saldi in Cristo Gesù (cf Gal 5,4ss).

La tentazione perenne di noi cristiani è cercare ciò che dobbiamo fare per essere veramente in Cristo, per essere di Cristo, per piacere a Cristo, per guadagnare la sua benevolenza, ma Cristo da questo è venuto a liberarci. Lui ci ha dato la vita, non un precetto religioso. Ci ha fatto passare dalla morte alla vita perché quella vita che il Padre ha dato al Figlio, il Figlio l’ha data a noi mettendosi nelle nostre mani. Ed è il mettersi nelle mani dei fratelli l’unica forma di questa vita, cogliendo ciò che la storia ci fa vedere come scenario perché si manifesti la vita del risorto. Lui ci ha dato la vita che è amore e ci è maestro nel realizzare questo modo di vivere. È radicalmente chiaro che il suo comandamento è l’amore. Se osserviamo i suoi comandamenti allora siamo ancora nell’amore, siamo rimasti nell’amore. Perché è impossibile compiere i suoi comandamenti se non stando nell’amore perché sono i comandamenti dell’amore. Tradurre il comandamento dell’amore nelle svariate circostanze della vita, questo sono i comandamenti secondo Giovanni. Far passare l’amore con cui Cristo ci ama agli altri, così come Lui ha passato a noi l’amore con cui lo ama il Padre.

“Rimanete nel mio amore” rende esplicita l’origine della nostra crisi secolare. Mettere l’amore come meta da conquistare. Questo fa sì che la fede diventi una religione prevalentemente moralista. Invece l’amore è nella nostra origine. La vocazione cristiana è la manifestazione dell’amore nella e tramite la nostra umanità. Ma questo cozza con tutta un’impostazione della mentalità che non parte da una ontologia della comunione. Non considera che anche nell’ontologia della persona umana è l’amore, la relazione, la comunione, ma preferisce altre soluzioni, intellettualmente più facili.

Il dono dello Spirito ci innesterà in questo mistero, ci renderà capaci di fare il dono, fino a quando non arriva lo Spirito non siamo capaci di dare testimonianza (cf Lc 12,11; 21,13; At 1,7).

È facile partire da soli pensando di capire cosa bisogna fare ma non riusciamo a rivelare Colui che ci ha mandato. Colui che ci ha liberato è Colui che ci dà la forza di donarci, anzi fa vedere che noi stiamo partecipando al dono di un Altro.

Perciò aspettiamo lo Spirito che rende connaturale all’uomo nuovo la via pasquale, la via dell’offerta di sé come unica via che ha esito nella resurrezione.