Don G. Folci, “Vorrei l’Opera planetaria per soccorrere i sacerdoti!”

Nato a Cagno (Co) il 24 febbraio 1890, ordinato prete il 13 luglio 1923, morì a Valle di Colorina (So) il 31 marzo 1963. 

Don G. Folci nasce in una famiglia molto religiosa; a 10 anni entra nel seminario di Como, ove compie gli studi liceali e teologici che lo portano a diventare prete il 13 luglio 1923.

Un mese dopo, il Vescovo lo nomina parroco a Valle di Colorina (SO), una piccola frazione a metà strada tra Morbegno e Sondrio.

Allo scoppio della prima Guerra Mondiale, don Giovanni è chiamato al fronte a vestire la divisa di cappellano, aggregato al 38° Rgt. Fanteria, vivendo la dura guerra di trincea in prima linea. Viene decorato al valor militare.

A seguito della disfatta di Caporetto, anche lui è fatto prigioniero ed inviato in vari campi di concentramento della Germania, fino al 1919, allorché fa ritorno nella sua parrocchia di Valle, avendo sempre nel cuore i suoi compagni di prigionia.

Conosce gli stenti e la fame nel campo di concentramento di Celle (Hannover), dove trascorre quattordici mesi di prigionia, prolungati volontariamente per assistere gli intrasportabili fino all'arrivo della Croce Rossa.

Per ricordare degnamente i sacrifici e le sofferenze dei 60.000 morti in prigionia e di quanti giovani avevano offerto la propria vita in guerra, erige a Valle il Santuario del Prigioniero, dedicato in particolare a Gesù Eucaristico, Divin Prigioniero d'amore per Dio Padre e per gli uomini nel tabernacolo delle chiese sparse nel mondo.

Intorno al Santuario, don Folci fonda un'istituzione, dedicata proprio a Gesù Divin Prigioniero e formata da anime generose, suore e poi sacerdoti, che condividono il suo entusiasmo e la sua passione nel consacrare la vita al Signore e agli uomini. La data di nascita di questa famiglia spirituale è il 29 novembre 1926, con l'arrivo a Valle delle prime quattro signorine che formeranno le Ancelle di Gesù Crocifisso.


Mercoledì 30 settembre 2015 papa Francesco autorizza la promulgazione del decreto 
con il quale «si riconoscono le virtù eroiche del servo di Dio don Giovanni Folci, sacerdote diocesano e fondatore dell’Opera Divin Prigioniero». 

Il riconoscimento delle virtù eroiche è il passaggio che, di fatto, sancisce la chiusura della prima parte del “processo di canonizzazione”, che si aprì solennemente, con la fase diocesana, il 12 novembre 2005 presso il Santuario del Divin Prigioniero a Valle di Colorina.

don Giovanni Folci, da servo di Dio (appellativo che viene dato con l’apertura del “processo di canonizzazione” fin dalla fase diocesana), è proclamato “venerabile”.

Il passo successivo – ovvero la proclamazione a beato – richiede il riconoscimento di un miracolo avvenuto per intercessione del venerabile. «Per questo possiamo affidarci, nella preghiera e nella supplica, all’intercessione di don Giovanni Folci».

La sua tomba si trova nel Santuario del Divin Prigioniero a Valle di Colorina.




Per approfondimenti su don Giovanni Folci e sulla sua opera consulare il sito: www.operadonfolci.it.




dal DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AGLI APPARTENENTI ALL’  «OPERA DON GIOVANNI FOLCI»; 
Sabato, 3 novembre 1990.


...Caratteristica della spiritualità di don Folci fu l’amore ardente per il sacerdozio, che manifestò nel coltivare nei fanciulli i germi della vocazione sacerdotale e nel dedicarsi con affetto alla cura dei sacerdoti anziani e ammalati.


Egli si mostrò sempre sacerdote entusiasta, dal carattere forte, ma affabile, temprato dai disagi della prima guerra mondiale, in cui fu cappellano militare, e poi dalla prigionia. Volle realizzare la sua intima vocazione di dedizione e di amore a Dio e ai fratelli, dando inizio a varie iniziative apostoliche, che culminarono nella fondazione dell’“Associazione dei Sacerdoti e delle Ancelle di Gesù crocifisso”.

Nel gennaio del 1956, su invito del mio predecessore Pio XII, inaugurò in Vaticano il preseminario san Pio X, con il particolare impegno di prestare il servizio liturgico nella Basilica di san Pietro.

Nel momento, poi, di lasciare questa terra, il 31 marzo 1963, egli affidò come testamento ai suoi figli e alle sue figlie spirituali questo programma apostolico: “Vorrei l’Opera planetaria per soccorrere i sacerdoti!”.

Nella sua esistenza, travagliata e irta di difficoltà, aveva compreso appieno che solo Gesù è il redentore e il salvatore. Aveva anche capito quale deve essere il ruolo del sacerdote, ministro del Signore e amico di ogni essere umano. In nome di Cristo, infatti, il sacerdote insegna, conforta, sostiene, perdona e incoraggia; il sacerdote soprattutto ama! Divina e mirabile vocazione quella del sacerdote! Don Folci ne era profondamente convinto e volle vivere totalmente abbandonato nelle mani del Signore, cercando di infondere questa stessa fiducia nella sua Opera e nei suoi collaboratori.

Carissimi sacerdoti e religiose di Gesù crocifisso, portate avanti con generosità e spirito di fede questo programma che egli vi ha lasciato. Il vostro fondatore riteneva la santa Messa come l’azione più importante e impegnativa della giornata, come il culmine e la sorgente di ogni attività “per le anime particolarmente nostre, le anime sacerdotali”.

È vero, solo all’altare e presso il tabernacolo, in unione con Maria, si può comprendere la grandezza e la dignità del sacerdozio e viverlo in maniera coerente ed efficace. Siatene tutti profondamente consapevoli. E pure voi, amici di don Folci, che camminate nella scia luminosa della sua spiritualità, continuate, in questi tempi certo non facili, a pregare per le vocazioni e ad offrire ai sacerdoti la vostra collaborazione e il vostro aiuto spirituale e materiale.

Infine, uno speciale ricordo per voi, carissimi chierichetti del preseminario, che con tanta diligenza servite in Basilica: siate fieri del compito che vi è stato affidato, anche se talvolta vi costa fatica. Cercate di imitare il vostro Maestro, don Folci, e raccomandatevi a lui, perché vi aiuti a compiere fedelmente la volontà divina. Scoprirete, così, quale meraviglioso progetto sia stato preparato per ciascuno di voi e la vostra esistenza conoscerà la gioia profonda di coloro che amano veramente il Signore.

A tutti voi, infine, sia sempre chiaro, carissimi fratelli e sorelle, il programma apostolico che il vostro fondatore vi ha lasciato: “Uno sguardo al Crocifisso: lui è la guida e il modello. Uno sguardo alla Madonna: lei è la Mamma, conforto e aiuto!”. Sarete, in tal modo, degni figli del vostro Padre e Maestro.

dal sito: w2.vatican.va



Nella chiesetta antica di Maccio

 da mercoledì 12

a mercoledì 26 settembre 2018



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